Da Mirandola al bronzo di Rio 2016. Alessandro Nora nella sua carriera ha dimostrato che con il lavoro e la determinazione si può raggiungere qualsiasi obiettivo. Dopo 10 anni con la calotta dell’AN Brescia il mancino lascia una città che gli rimarrà nel cuore. Questa la sua intervista esclusiva a Bresciasport.net.
Alessandro, si chiude la tua esperienza a Brescia. Cosa hai vissuto in questi 10 anni?
“E’ stata l’esperienza sportiva più importante ovviamente. Dieci anni non sono un periodo breve. Sono stati anni intensi e sono volati. Mi sono trovato bene con tutti i compagni che ho avuto. Abbiamo vissuto tanti momenti importanti sia di Coppa Campioni che di scudetto. Sono state belle emozioni”.
Ti senti cresciuto anche dal punto di vista umano?
“Quello sicuramente. Sono arrivato a Brescia all’età di 23 anni e oltre alla crescita sportiva c’è stata anche quella personale. Il Brescia ha contribuito anche a quello”.
Hai giocato con tanti compagni. In questi 10 anni c’è una squadra che secondo te ha raccolto meno di quello che poteva?
“Sicuramente quella dell’anno scorso. Era quella che poteva puntare sicuramente allo scudetto che manca da tanto. Con le altre squadre penso anche che abbiamo raccolto di più di quanto ci si aspettava. Se devo trovare un rimpianto è sicuramente la Coppa Italia in casa persa ai rigori”.
Quest’anno secondo te avevate delle chance nonostante l’età molto giovane?
“Sicuramente potevamo dare fastidio. Con il tipo di giocatori che sono stati acquistati e con le regole nuove potevamo fare bene. La LEN Euro Cup era sicuramente alla nostra portata, il campionato sarebbe stato più complicato”.
La tua carriera ti ha portato sul terzo gradino del podio alle Olimpiadi. Quando eri più piccolo l’avresti mai immaginato?
“Assolutamente no. L’avevo sognato. Pensandoci sembra un po’ surreale quel bronzo perché arrivando da una realtà pallanuotistica non di prima fascia sembrava un’utopia. E’ stato un coronamento di una carriera di sacrifici. Io ho messo buona volontà e impegno, ma non me l’aspettavo”.
Quali sono i tuoi piani per il futuro?
“Non ci sono piani. Voglio continuare a giocare a pallanuoto, non voglio smettere. Mi sento ancora competitivo ed è lo spirito che mi ha spinto per tutta la mia carriera”.
Vedi per te un futuro da allenatore?
“Ora come ora no. In futuro magari cambierò idea, ma sinceramente non mi ci vedo”.
Se dovessi convincere un giovane a firmare per l’AN Brescia, cosa gli diresti?
“Gli direi che è un ambiente sano che ha sempre l’aspirazione di poter vincere ed è un aspetto fondamentale. Ti fa approcciare agli allenamenti con uno spirito diverso rispetto ad altre squadre. E’ una società seria sotto tutti i punti di vista che ha dimostrato di essersi comportata bene”.
Non sono stati solo 10 anni di gioia, ma anche di dolore come la morte di Piero. Voi da squadra come fatto a ritrovare lo spirito per concludere la stagione?
“Piero è stato un pezzo fondamentale della pallanuoto bresciana. E’ insostituibile. Ritrovare le motivazioni è stata veramente dura nelle prime settimane. Oltre all’apporto tecnico che dava, era il suo lato umano, le sue battute, il suo apporto morale, i suoi scherzi. Fortunatamente l’avere un obiettivo ci ha dato la forza per andare avanti”.
Chiudiamo con un messaggio per Brescia, una città che sta vivendo un particolarmente duro. Cosa ti senti di dire ai bresciani?
“Voglio ringraziare una città in cui sono stato benissimo. A Brescia non puoi trovarti male. E’ una città accogliente, piena di persone pronte a darti una mano e che ti accolgono a braccia aperte. Sapere che è una delle città più colpite mi dispiace tanto. C’è da dire che Brescia non ha problemi a rimboccarsi le maniche e non ce ne sono di simili. Sono sicuro che riuscirà a riprendere alla grande”
Michele Iacobello
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