Alex Caffi ha legato indissolubilmente il suo nome a quello del Gran Premio d’Italia. Era il 7 settembre del 1986, esattamente 35 anni fa, quando il giovanissimo pilota bresciano faceva la sua prima apparizione in Formula 1. Il sogno di un ragazzino di Rovato era diventato realtà. Correre con i più grandi piloti del mondo, davanti agli amici e ai famigliari. Una carriera ad aver portato Alex Caffi a disputare 77 gran premi ottenendo 6 punti iridati. Un talento del volante, anche sfortunato nel corso del suo percorso in F1 che Bresciasport.net ha incontrato in un momento speciale. Alla Mirabella Racing Garage dell’amico ed ex meccanico Valentino Calubini, Caffi ha ritrovato la monoposto della Scuderia Italia, la Dallara 188 del 1988 motorizzata Ford in esposizione sabato sera, dove Caffi sarà ospite d’onore, alla serata di Biassono.
“Sono passati tantissimi anni ma l’intensità di quegli istanti è ancora viva -di ha raccontato l’ex pilota di Rovato-. Ero un ragazzino di 22 anni, nato e cresciuto in provincia con la passione per i motori. Era mercoledì quando realizzai di poter coronare il sogno di una vita. Non stavo nella pelle, quella notte faticai a dormire”
“Ci sono stati bei ricordi. L’incontro con Senna che mi diede il benvenuto. Le interviste con Zermiani e Poltronieri: cose che per un ragazzino erano fuori dal comune considerato che fino ad un giorno prima le viveva alla televisione”.
“L’esordio a Monza è un ricordo non del tutto nitido essendo passati molti anni ma comunque molto emozionante. Sensazioni che porterò sempre nel cuore. Ho condiviso la mia famiglia e gli amici d’infanzia. E anche loro si sono sentiti catapultati nel mondo della F1. Loro sono stati partecipi delle mie esperienze in tutta la mia carriera. E’ stato bello condividerla con le persone a me care”.
“Un aneddoto sulla prima gara in Formula 1? Finita la gara con gli amici siamo tornati a casa e la sera siamo andati a Iseo a mangiare la pizza. Facevamo le stesse cose di sempre. Un amico aveva il Porsche Turbo, me lo ha prestato per fare il fighetto. Parto sgasando ma poco dopo ci ferma una pattuglia di carabinieri. La frase fu: ma che vi credete un pilota di Formula 1? Non siamo mica a Monza! Immaginate la scena. I miei amici hanno comunciato a ridere. Quando gli abbiamo detto che avevo appena corso è finita a tarallucci e vino”.
“La Formula 1 moderna? Finalmente c’è un duello. Abbiamo vissuto anni di monopolio di un pilota e una vettura. Ben venga l’arrivo sulla scena di un Verstappen vincente, speriamo sia così fino alla fine. Speriamo che la Ferrari si tiri un po’ su, magari fare qualcosa davanti ai propri tifosi. L’ultimo Gran Premio è stata doppiata….”
“Che ricordo ho della Scuderia Italia? Ricordi fantastici. Ho ancora la chat sul telefonino con tutti i meccanici. Abbiamo un rapporto fantastico. Raramente si è assistito ad un pilota ed una scuderia della stessa città. In radio parlavamo in dialetto bresciano. Ora mangiamo lo spiedo insieme. La cosa incredibile era la emplicità e genuinità del gruppo. E’ stato speciale”.
“Beppe Lucchini? Io ero come un figlio per lui, ha sempre avuto un affetto nei miei confronti. Quando c’è stato lo strappo c’è rimasto male. Non ci siamo chiariti del tutto. Ci siamo rivisti ma mi piacerebbe davvero potergli parlare su questa cosa. Anche a me ha fatto male. Ci sono state delle persone di mezzo. Un po’ di attriti che andrebbero chiariti. Ho sempre portato la Scuderia nel cuore”.
“Michele Alboreto: a lui sarà intitolata la curva parabolica. Quasi metà della mia vita in Formula 1 l’ho passata con Michele. E’ stato un fratello grande. Mi ha fatto capire quanto valevo come pilota. Ha perso un mondiale non per colpa sua. Enzo Ferrari ha sempre detto che gli dovevano un mondiale nel 1995. Avere il suo passo, stare anche davanti a lui è stato importante”.
Alex Caffi sarà ospite d’onore alla serata Biassono è Motori in programma sabato sera in Piazza Italia a Biassono dove sarà esposta la sua Dallara 188 del 1988 Scuderia Italia