Alfredo Donnarumma si è raccontato ai microfoni del canale telematico del Brescia Calcio. L’attaccante, reduce da una stagione di alti e bassi, ha espresso le sue emozioni in merito a quando fatto sul campo e a quando il covid ha privato i calciatori…
“Il calcio è il mio lavoro e lo vivo 24 ore su 24. Guardo tutte le partite delle altre squadre. Prima di avere la famiglia “giocavo”alla Playstation ora guardo mio figlio che gioca, semore a calcio oviamente. Lui è iscritto alla scuola calcio, ma è meno “ossessionato” di me. Mia moglie, la conoscevo perché siamo entrambi di Torre Annunziata, siamo insieme da 13 anni e sposati da 6: mi ha cambiato la vita in positivo”.
“La Serie A è sempre stato il mio sogno. Ho lavorato ogni giorno per raggiungere questo obiettivo e ringraziando Dio di esserci riuscito, grazie anche ai miei gol. Ce ne sono voluti molti in tanti campionati diversi”.
“Mi chiamano “bomber” è questo mi fa molto felice, significa che una parte di quel lavoro è stata ripagata. Quando si cresce non è più un gioco, cambia la pressione, ma bisogna sempre cercare di divertirsi perché questo è il lavoro più bello del mondo”.
“I tifosi mi sono mancati tantissimo. Mi è mancato il loro urlo, la loro gioia ad ogni gol. Da tanti anni non provavo una situazione del genere, non poter andare sotto la curva ad esultare è stato un duro colpo. Con il virus anche le nostre abitudini sono cambiate, come tante cose che sembravano banali. Voglio ringraziare i tifosi per come ci hanno seguito e supportato, quest’anno in maniera particolare”.
“A Brescia ero venuto un po’ con la delusione di non giocarmi subito la A conquistata sul campo con l’Empoli. Poi ho visto un calore enorme nei miei confronti, con quel coro alla prima partita. Dovevo ripagare una città che meritava e la promozione fu una soddisfazione enorme. Alla prima giornata in A, poi, fare il gol della vittoria era l’emblema del giorno perfetto, la coronazione di un sogno. Ancora oggi mi vengono i brividi”.