Le colpe di un fallimento sportivo, perchè di tale si deve parlare per il Brescia ormai condannato alla retrocessione (salvo clamorosi miracoli) sono da dividere con tutti: giocatori, allenatori e presidente. Ed è proprio sul numero uno biancoazzurro, Massimo Cellino che si concentrano ke maggiori responsabilità. Normale che sia così, succede in ogni ambito quando sei tu il proprietario di una azienda che non raggiunge gli obiettivi.
Quelli commessi da Massimo Cellino sono stati errori su tutta la linea. Errori a pesare come macigni sulla buona riuscita del primo anno del Brescia in Serie A sotto la sua presidenza ma soprattutto dopo tanti e troppi anni di agonia.
La promozione dalla B alla A rappresenta un passato quanto mai lontano. Ricordi indelebili ma sbiaditi con il tempo a fronte di una pesante e brutta marcia nella massima serie.
Gli errori sono stati tanti e molteplici: primo tra tutti la gestione della rosa ritenuta adeguata ad inizio anno quando già non lo era. L’aver sottovalutato la Serie A con una rosa non all’altezza ha pesato e non poco nell’economia del campionato.
Quel che più ha gravato su una classifica che vede il Brescia ultimo a quota 16 punti e con 9 lunghezze di distacco dalla zona salvezza a 12 giornat della fine del campionato è stato soprattutto aver perseverato nell’errore di non averla rinforzato la rosa a gennaio.
La presunzione di potercela fare comunque, all’inizio come alla fine, con lo zoccolo duro della promozione ha rappresentato il vero fallimento: perché la Serie A non è la Serie B.
A questo si aggiunge l’instabilità in panchina con tre allenatori (Corini, Grosso e Lopez) a minare l’intero progetto senza mai dare una parvenza di stabilità dovendo sempre rincorrere e mai programmare veramente. A questo si aggiunge l’aver puntato rischiando su Mario Balotelli: una scommessa persa in partenza con quelle cinque giornate di squalifica iniziali!
Purtroppo è andata così, ora bisogna meditare sugli errori cercando di ripartire.