Invertendo il numero degli addendi, la somma non cambia. Fuori Corini, dentro Lopez ma la sostanza rimane sempre quella. Il Brescia stecca anche contro l’Udinese, non sa più vincere e in casa il ruolino di marcia è ancor più preoccupante.
Per una squadra chiamata a salvarsi, le mura amiche devono diventare preziose alleate. Anche perché la spinta del pubblico non è mai mancata. Ciò che sta venendo meno, invece, è il rispetto e l’onore per quella maglia.
Tanto particolare quanto unica, con quella V a svettare dalle spalle al petto che deve essere indossata come una corazza. Il Brescia, invece, non va in battaglia: soffre, è molle, troppo timido e svogliato. Il pallone scotta, la mancanza dei tre punti è un macigno psicologico troppo condizionante.
Nulla è ancora perduto. La matematica non ci condanna, ma la squadra deve cambiare atteggiamento. Tre tecnici in una stagione sono davvero troppi e non può sempre essere colpa dell’allenatore.
Corini e Grosso hanno pagato fin troppo: adesso, cari giocatori, è ora di tirare fuori gli attributi. Perché dai momenti difficili che si evince la qualità di un individuo. E che si faccia anche gruppo: squadra e società devono diventare un tutt’uno assieme all’apporto dei tifosi che, per altro, non è mai mancato.
Adesso tocca a voi giocatori farvi un approfondito esame di coscienza e invertire la rotta. “Mai molar” deve diventare il vostro motto: stampatevelo nella testa, travasatelo nelle gambe e gonfiatevici il petto.
Editoriale a cura di Mario Ricci