Prendendo spunto da uno degli striscioni esposti dalla Curva Nord Brescia durante la contestazione di martedì sera Massimo Cellino ha di fatto dilapidato il bonus promozione ottenuto due anni fa quando ad una città e a una tifoserie innamorata della Leonessa ha regalato la massima serie dopo oltre dieci anni d’attesa.
Un bonus prosciugato nel tempo causa mancanza di programmazione nel quale sono emerse tutte le lacune della gestione del club biancazzurro da parte dell’imprenditore sardo.
I passi che hanno portato al capovolgimento della figura del presidente, da idolo a bersaglio, sono stati molteplici. Un declino iniziato con il primo esonero di Eugenio Corini (mai digerito dalla piazza) arrivando ad un campionato, quello in corso, con la squadra a 3 punti dai playout e in piena confusione dopo tre quattro sconfitte consecutive.
Nel mezzo innumerevoli sono stati i passaggi a vuoto. Nell’anno della Serie A l’acquisto di Balotelli aveva mascherato i problemi di una rosa inadeguata. Super Mario è poi diventato capro espiatorio dell‘inadeguatezza del gruppo per un campionato così importante. I quattro cambi in panchina, tra i i quali, la chiamata di Fabio Grosso hanno fatto il resto.
Senza dimenticare il mancato innesto di giocatori dal mercato di gennaio quando la situazione era ancora possibilmente risolvibile.
In questa stagione è andato tutto ancora peggio. Tenere una rosa di giocatori retrocessi il primo grave errore di valutazione. Il secondo arrivato dopo quattro cambi in panchina (Delneri, Lopez, Gastaldello, Dionigi) nel solo girone d’andata…
Non bastasse questo l’allontanamento di un team manager (Edo Piovani) mai sostituito, due direttori sportivi a prestarsi i piedi (Cordone e Perinetti) dei quali uno cacciato a metà anno e l’altro operativo fino a pagina 2 per finire con l’esonero di Davide Dionigi, a due giorni dalla gara con il Cittadella e dopo avergli rinnovato il contratto.
E che dire del mercato? Brescia ad uscire gravemente indebolito dalla campagna di gennaio con le partenze di Sabelli e Torregrossa per l’avvento di Ninkovic, Pajac e Pandolfi…gente che non gioca da un anno o che arriva dalla Serie C.
Legittima la paura dei tifosi di sprofondare, la rabbia (legittima) per una situazione che si poteva evitare. La speranza è che Massimo Cellino abbia davvero a cuore le sorti della società e che torni ad essere il presidente combattivo che prese il Brescia dalle ceneri portandolo ad una rinascita. Giorni che oggi sembrano così lontani…