Ancora oggi si leggono commenti inutili e forvianti in merito al famoso corso “napoletano coronavirus” intonato dalla Curva Nord Brescia in occasione dell’incontro di campionato giocato al Rigamonti tra il Brescia ed il Napoli. Un coro rimasto nella memoria di tanti come un insulto in piena regola quando si trattava semplicemente di uno sfottò goliardico, niente di più.
Capita tutt’oggi di imbattersi in siti, post di Facebook e Twitter in cui si fa riferimento ancora a quel coro senza tener conto della situazione. Perchè a Brescia si muore, a centinaia, a migliaia e quel maledetto coro oggi suona come un incubo per i bresciani ma in casa propria.
La redenzione è stata duplice per i tifosi biancoazzurri: una prima immediatamente dopo il coro con le scuse pubbliche, una seconda mettendosi in prima linea (come tante altre tifoserie) per contrastare l’emergenza. Due gesti che da soli meritano l’applauso, l’ovazione generale come ad un gol della propria squadra del cuore.
Perchè i tifosi del Brescia sono stati i primi a sottoscrivere raccolte fondi aiutando gli ospedali e le strutture sanitarie al collasso. I primi a prodigarsi per trasportare bombole d’ossigeno in provincia, i primi a chiedere a loro volta aiuto al resto del mondo ultrà.
Quindi basta, piantiamola di fare accenno ad uno stupidissimo coro ma guardiamo in faccia alla realtà di un mondo ultras, del tifo bresciano quanto mai in prima linea per la propria gente, per la propria terra, per l’Italia intera.