Scrivi Rinaldi e pensi al grandissimo Mario, quattro volte campione del mondo di Enduro e undici volte sul gradino più alto del podio nel campionato italiano. Buon sangue non mente verrebbe da dire guardando al trionfo del figlio Enrico, fresco campione europeo della classe Junior E2. Il giovanissimo centauro bresciano ha conquistato il titolo continentale settimana scorsa in Olanda proseguendo una tradizione famigliare di assoluto prestigio. Enrico Rinaldi è stato tra gli assoluti protagonisti della cavalcata della nazionale italiana a Hellendoorn.
“Sono arrivato a questa gara avendo solamente 6 punti di vantaggio dal secondo in classifica -ha raccontato Rinaldi-. Per laurearmi campione dovevo vincere la prima giornata, così è stato! Nell’ultima prova del primo giorno ho vinto con 3” di vantaggio portandomi a 9 punti di margine in classifica. La domenica ero stanco ma ho amministrato concludendo terzo”. Per il giovanissimo pilota franciacortino si tratta del secondo titolo in bacheca. “Ho già vinto il campionato italiano Under 23 ma in campo Europeo è il primo importante successo”. Le sensazioni da campione non sono nuove in casa Rinaldi. Ma per Enrico quelle emozioni sono pura adrenalina.
“Vincere il titolo europeo è stata una percezione bizzarra -spiega il figlio d’arte-. Nelle settimane precedenti al successo finale sentivo il profumo della vittoria. Ma tagliare il traguardo e ricevere i complimenti delle persone è stato unico. È come un incantesimo: vorresti che ti capitasse ma quando succede non te ne rendi subito conto”. Una consapevolezza, quella di poter raggiungere un traguardo tanto ambizioso quanto importante, cresciuta nel tempo, gara dopo gara. “All’inizio anno non pensavo di poter vincere il campionato, sono sincero -ammette Rinaldi-. Da subito sono stato veloce e competitivo. Ho iniziato ad inanellare vittorie e punti in classifica: lì ho capito che poteva essere arrivato il mio momento”.
Un successo vissuto con grande orgoglio da papà Mario. Essere figli di un campione del mondo ed icona dell’enduro non è cosa da tutti. Un peso che l’ex iridato ha cercato di levare dalle spalle del figlio. “Mio papà era felice per me -specifica Enrico-. Lui ha sempre cercato di non mettermi pressione vivendo la mia carriera come il prolungamento della sua. Poche volte mi dice bravo ma questa volta gli ho letto negli occhi la sua soddisfazione”.
Anche nella scelta di salire sulla moto è stata del tutto personale. Enrico la racconta così: “Ho sempre amato correre. Papà non ha mai spinto per farmi provare. Non a caso ho iniziato tardi. Sono stato io ad avvicinarmi alle due ruote perchè ho sempre amato questo sport, la passione e l’adrenalina che ti trasmette. E’ uno sport di fatica e sacrificio proprio come piace a me”. Dopo la conquista del titolo europeo è tempo di aprire il cassetto dei sogni. “Il mio? Diventare un pilota professionista di enduro, lavorerò duramente per potercela fare”.
-Da Bresciaoggi-