Costruite nel 1958, le due paraboliche di Monza rappresenato un museo a cielo aperto del motorsport mondiale. Le due curve, della pendenza massima dell’80%, facevano parte dell’anello ad alta velocità sul quale si sono corse numerose gare anche valide per il titolo mondiale di Formula 1. Attorno agli anni 2000 si iniziò a parlare del loro possibile abbattimento. Troppo ingombranti, un pungo nell’occhio nel verde parco di Monza, senza pensare al lavor simbolico e iconico per il mondo dei motori.
E così da Brescia partì una petizione curata da Luciano Dal Ben. Il decano dei piloti della nostra provincià portò alla ribalta la problematica facendo molto per salvare le due sopraelevate dall’abbattimento. Ancora oggi nel sito ufficiale dell’autodromo brianzolo vi è traccia di quanto Dal Ben riuscì a fare. Bresciasport.net lo ha intervistato.
“Negli anni 2000 c’era una situazione gravissima attorno all’autodromo. Si diceva che quella struttura non avesse senso essere inserita all’interno del parco della valle del Lambro. Io sono da sempre legato a Monza e all’autodromo. Andavo con mio padre a vedere le gare oltre ad avere la fortuna di provare a correre sulle paraboliche
“Avevo sentito della volontà di abbattere le curve sopraelevate. 2500 metri di storia non potevano essere cancellati. Sorvolammo la zona e pensammo: 2 milioni e mezzo di euro per demolirle? Ma questi soldi non si possono usare per rimettere a nuovo un pezzo di storia dell’automobilismo”
“Così feci una petizione che tutt’ora è presente e citata sul sito dell’autodromo. Ricordo che allora addirittura una ragazza si era incatenata ad un cancello. Ebbi l’appoggio di Daniele Galbiati, allora direttore del circuito e di Pier Attilio Trivulzio, giornalista dell’Ansa. Il movimento attorno all’abbattimento delle due curve diventò virale grazie alla sua penna. La mossa finale Nucleo delle belle arti in Italia aveva definito le sopraelevate patrimonio dell’Italia sportiva.
“Ho ricevuto tantissimi elogi e telefonate per questo. Ho fatto solo ciò che credevo giusto fosse fatto per un autodromo che da sempre mi è nel mio cuore”.