BASKET, PETRUCCI: “SENZA UN MINIMO DI SPETTATORI NON C’È PRESENTE E FUTURO”

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Gianni Petrucci, presidente della FIP, è stato intervistato da Il Corriere dello Sport oggi in edicola. Un estratto delle sue parole incentrate sulla situazione spettatori nei palasport.

Sul Comitato Tecnico Scientifico.
“La Fip, la sua commissione scientifica e la Lega hanno fatto le loro richieste, perché alcune regioni sono disponibili a far disputare le partite con un numero di spettatori limitato, in proporzione alla capienza degli impianti. Ma oggi voglio fare una domanda: se il Comitato Tecnico Scientifico risponde attraverso gli organismi deputati sempre con un semplice no, perché non dà mai una motivazione?”

Sul futuro della pallacanestro.
“Se la pallacanestro non potrà riprendere con un numero minimo di spettatori, la sanificazione e tutte le certificazioni del caso, non avrà né presente né futuro. Non potrà andare avanti. Gli sforzi degli imprenditori nel nostro sport stanno facendo sono sovrumani in proporzione a quello che ritorna loro dal punto di vista economico. Il basket non è come il calcio che può vivere di ingenti diritti TV. Possibile che allo sport non si spieghi mai il “perchè no”? Noi chiediamo una percentuale di spettatori rispetto alla capienza degli impianti, con le dovute garanzie dal punto di vista sanitario.

Cosa hanno risposto? Ancora non ci hanno risposto. Qualcuno dice che la federazione e la Lega si devono svegliare: ecco, deve farlo chi lo dice, non noi che siamo sufficientemente svegli. Io non posso che ringraziare Giuseppe Perro (Capo Ufficio Sport del Ministero): è sempre disponibile e ci sta seguendo. Però è chiaro che anche lui deve rispondere agli organismi deputati. Noi siamo disponibili a fare tutto quello che ci diranno. Ma ci devono dare una risposta, una risposta precisa. Che altro deve fare lo sport?”

Che accadrà alle società di basket giocando a porte chiuse, e dunque senza incassi?
“Poco alla volta gli imprenditori se ne andranno. Ecco perchè il mondo dello sport, il Coni, il presidente Malagò sono preoccupati. Noi stiamo attraversando il periodo più difficile del Paese e dobbiamo pensare anche a tante altre cose (la riforma dello sport, ndr). In tutto questo non può non esserci la centralità del Coni.”

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