Ospite d’onore nella trasmissione di Èlive Brescia.Tv “Pirlo&Motori” l’ex pilota bresciano di Formula 1 Bruno Giacomelli ha raccontato la sua esperienza. Campione di Formula 2, 8 stagioni in Formula 1 con aneddoti e ricordi speciali legati al periodo trascorso con un volante tra le mani.
“La mia vita è stata costellata di scelte ardite e controcorrente ma non rinnego nulla di quello che ho fatto. Anzi, sono fiero di essere stato quello che sono e ciò che sono diventato….”
Giacomelli, una vita in Formula 1 vissuta a tutta velocità ma lontano da casa.
“Pur essendo un pilota bresciano la mia maturazione è avvenuta fuori dai confini italiani. Sono stato il primo pilota tricolore ad emigrare per correre. All’epoca è stato qualcosa di straordinario. Essere .
La sfida del 1990 con la Life da cosa nasce?
“Fu una scelta dettata dal progetto. Mi affascinava l’idea di un motore stellare ideato da Franco Rocchi, il padre dei motori boxter Ferrari. Quando scelsi la Life non guardai l’aspetto sportivo ma solo quello tecnico. Mi affascinava l’idea di migliorare le prestazioni della macchina. Di quell’esperienza non presi neanche una lira…gli aspetto ancora oggi”.
Una scelta che lo portò a rinunciare al ruolo di collaudatore in MCLaren quando c’era Ayrton Senna…
“Ad oggi io rifarei la stessa scelta. Collaudatore non sono mai stato se non di me stesso. Io sono un cavallo da corsa e se devo preparare delle macchine ho sempre preparato le mie.
Qualcuno disse che fu proprio Senna a fare il suo nome come collaudatore?
“Questo non l’ho mai saputo ma in tanti me lo hanno sempre detto. Io so che in quel momento alla McLaren c’era Ron Dennis come capo. Io e lui ci conoscevamo bene dai tempi della Formula 2 quando lo battevo costantemente con la mia macchina contro le sue. Io feci 8 vittorie lui 0…”.
March 782 motorizzata Bmw: un vero gioiello aerodinamico e di potenza
“È la macchina con la quale mi sono laureato campione europeo nel 1978. Da poco secondo una recente analisi è stata dichiarata la miglior Formula 2 mai esistita. Delle prime 50 automobili che hanno segnato la storia dell’automobilismo è stata classificata 10. Con quella macchina ho vinto tutto: molte migliorie le portai io, qualche dettaglio lo disegnai pure. Sono fiero di quanto ha fatto questa vettura”.
Il tempo dei ricordi si ferma a quel maledetto 1 agosto del 1980 con la perdita di un amico
“Quel giorno ad Hockenheim eravamo solo io e Patrik Depailler in pista. Lui mi fece provare la sua macchina perchè disse di sentire uno strano rumore. Feci qualche giro e poi tornai ai box perchè nel frattempo era venuta pronta la mia. Lui salì in macchina, fece una prima tornata ma alla seconda non passò più e capimmo. Ricordo la corsa in ospedale e il medico che, venendoci incontro ci annunciò la sua morte. Ad Hockenheim corsi lo stesso: ricordo come se fosse oggi tutti i passaggi a quella maledetta curva. Ogni tornata era un pugno allo stomaco.
Con quali piloti Bruno Giacomelli ha legato di più?
“In Formula 1 ho avuto tanti compagni di squadra. Tra questi dico Andrea De Cesaris: era un grande pilota ma soprattutto un ottimo ragazzo. Con lui ho legato più degli altri. Avevamo delle similitudini, delle affinità che sono emerse nel nostro percorso”.
I ricordi più belli di Bruno Giacomelli in Formula 1?
“Sono due: la pole position a Watkins Glen nel Gran Premio degli Stati Uniti del 1980 con l’Alfa Romeo ed il terzo posto a Las Vegas nel 1981 sempre con l’Alfa Romeo. Nel primo caso ricordo quanto mi sentivo a mio agio e andassi forte già dal venerdì. Nel secondo il podio fu una grande soddisfazione personale”.
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