“The show must go on” è la colonna sonora negli uffici della Laga Calcio di questi giorni. Le parole e le note dei Queen cantate da Freddy Mercury sono entrate di diritto nel vocabolario e nelle idee dei vertici del calcio.
Il Governo ha dato il via libera per la continuazione del campionato di Serie A a porte chiuse. Sicuro fino al 3 aprile, da capire gli scenari successivi. Una scelta accolta con favore dalla Lega Calcio a tutela dei diritti e degli introiti economici derivanti dal mondo della dea del pallone. Tanti, forse troppi ma così è. Un patrimonio da salvaguardare mettendo a rischio anche la salute dei giocatori e degli addetti a lavori.
Un dato da non sottovalutare messo in risalto anche dal Corriere della Sera in edicola questo giovedì. Perchè se è vero che le porte chiuse aiutano a contenere il contagio tra gli spettatori è altrettanto vero che un caso di positività in un giocatore qualsiasi di una squadra di Serie A creerebbe il panico.
Ad oggi le rose di Serie A contano 600 giocatori ai quali vanno aggiunti 30 arbitri più i collaboratori e personale societario a supporto delle Prime Squadre. Usando la logica verrebbe da domandarsi: 22 giocatori in campo (a contatto), 4 tra arbitri, guardalinee e addetto al VAR, 2 allenatori, almeno 7 membri della panchina, magazzinieri, raccattapalle, dirigenza….non è assembramento questo?
Al netto di tutto ciò la presenza di un contagiati nella nostra Serie A sarebbe la fine del calcio per la stagione 2019/2020. Senza proroga alcuna, senza porte chiuse che tengano. La Reggiana in Serie C ha sospeso gli allenamenti, la Juventus Under 23 ha messo in quarantena i suoi giocatori e le squadre che hanno giocato contro ai giovani bianconeri, Feralpisalò compresa, monitorano giorno dopo giorno la situazione medica dei propri tesserati.
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