Basta prendersi in giro, basta mascherarsi dietro a false dietrologie e dialettiche più o meno mascherate dietro a interessi personali ed economici. A differenza di tutti gli altri sport il calcio vuole a tutti i costi ripartire. Il perchè è stato ben spiegato da Massimo Cellino il quale ha fatto riferimento ad interessi legati a bilanci societari (in rosso per molte squadre) e diritti televisivi. Un mix letale per quasi tutte le realtà della Serie A.
Quello che molti presidenti non pensano, non valutano e non contemplano sono le oggettive difficoltà di ripartenza, anche solo per gli allenamenti. Prendendo spunto dalla lettera inviata da 17 club su 20 con il parere dei medici sportivi anche noi abbiamo fatto alcune considerazioni.
Prendiamo i numeri, su quelli non si può proprio barare o far finta di nulla. Come insegnanti di scuola aiutiamo chi fa fatica a capire, chi non usa la logica. Come se fosse un problema da risolvere….semplice e facile!
Una squadra di calcio è composta da almeno 20/22 giocatori, 5/7 membri dello staff tecnico, altrettanti dello staff medico, dirigenti ed un paio di magazzinieri. Arrotondando si arriverebbe tranquillamente a più di 50 unità. Stando al protocollo sanitario si ripartirebbe con un ritiro nel quale ogni singola persona dovrebbe avere un stanza personale. Ma chi può disporre di strutture adeguate? Nemmeno Inter e Juventus…e prendere un hotel rappresenterebbe una spesa non indifferente per i club.
Proseguiamo nell’analisi. Prendiamo ora il riferimento dei calciatori. Se in estate ogni giocatore rimane fermo in media 2/3 settimane ad oggi siamo fermi da due mesi, esattamente il doppio. A questo si aggiunge un particolare non indifferente: in estate i giocatori possono allenarsi in spazi aperti tenendo fede a tabelle date dagli staff atletici. In questo periodo ogni giocatore non ha potuto uscire di casa dovendosi, nella maggior parte dei casi, allenarsi in spazi ristretti.
Preparare dei giocatori occorre tempo, non si può pensare che dopo 15/20 giorni un calciatore (fermo da due mesi) possa giocare ogni tre giorni rischiando d’andare incontro ad infortuni muscolari. Un rischio altissimo che minerebbe la forza di una squadra e potrebbe essere un elemento di peso non indifferente sul valore di quei giocatori in ottica mercato.
Estremizzando potremmo fare un esempio: il Brescia tratta Sandro Tonali con il Barcellona per 60 milioni. Cosa succederebbe se il giocatore si infortunasse seriamente? A voi la sentenza! E ancora: come si comporterebbe un presidente con i giocatori in scadenza o in prestito al 30 giugno. Un altro esempio? Dal 1 luglio (se il campionato finisse davvero il 2 agosto) si potrebbe schierare Leonardo Morosini di rientro dall’Ascoli!
Ma al di là degli aspetti burocratici e pratici rimane un solo vero nodo da sciogliere: il calcio è davvero pronto a prendersi il rischio di giocare? Perchè di rischio di tratta non essendo ancora cessata la pandemia. Basterebbe un solo caso per far saltare il banco e la casistica probabile è altissima. Perchè in uno stadio, anche se vuoto, ci sono almeno 200 persone oltre alle squadre. Perchè i ritiri, pur blindati, potrebbero avere delle falle. Perchè il calcio è uno sport di contatto.
Per concludere: si vuole davvero rischiare di giocare con il fuoco mettendo gli interessi davanti alla salute? Solo questo deve decidere il mondo del calcio. E’ come una roulette russa, un azzardo che qualcuno vuole prendersi sulla pelle degli altri. E a nostro parere è una scelta scellerata e ipocrita.
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