RETROCESSIONE: IL PRESIDENTE CELLINO PAGA PER TUTTI

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È tempo di analisi in casa Brescia. Di valutazioni su ciò che non ha funzionato in questa stagione culminata con la retrocessione in Serie B. Dopo solo un anno di permanenza nella massima serie le rondinelle scendono mestamente nel purgatorio della cadetteria non senza qualche valutazione da fare.

Retrocedere con tre giornate d’anticipo è sinonimo di fallimento. Uscire dal Via del Mare con un 3-1 sul groppone ed una prestazione così negativa è la sintesi di un annata da cancellare in fretta. La retrocessione porta con se la ricerca del colpevole. Di chi le colpe di un annata disastrosa?

Tutti gli indici conducono al presidente Cellino. In questi casi è il numero uno del club a pagare per tutti. Il patron delle rondinelle paga la presunzione d’aver creduto davvero che questa rosa, inadeguata per la categoria, potesse salvarsi. Cellino paga oltremodo il mancato intervento nel mercato di gennaio quando c’era tutto il tempo per provare a rimediare gli errori del passato.

Nell’economia del fallimento biancazzurro pesano le scelte del presidente sugli allenatori. La fiducia a spizzichi e bocconi ad Eugenio Corini, la scelta scellerata di Fabio Grosso e l’essersi affidati a Diego Lopez per provare a raddrizzare la barca. Ci voleva ben altro!

E poi, non ce ne voglia il presidente, il capitolo Balotelli uscito ed emerso, guarda caso, nel momento in cui il calcio ripartiva ed il Brescia si sentiva già in parte spacciato. Un nemico al quale relegare tutte le magagne e lacune di una stagione partita male e finita peggio.

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