VELO RACCONTA PANTANI: “IO, ZAINA E MARCO AD OROPA CI SIAMO SUPERATI”
Quattro lunghe stagioni al fianco di Marco Pantani. Per Marco Velo il “Pirata” non è stato un semplice compagno, un capitano. Pantani era un amico, una persona cara. A tanti anni di distanza dalla morte del ciclista di Cesenatico, tra i più amati di sempre, l’ex professionista e compagno di squadra di Pantani ricorda con affetto le imprese vissute uno a fianco dell’altro.
Marco Velo si è raccontato attraverso una bella intervista dell‘Associazione Boom Brescia toccando corde emozionanti del suo vissuto, da gregario, a ruota dell’indimenticato campione romagnolo.
Tra le imprese più grandi di Pantani ma anche come squadra c’è la vittoria di Oropa. Una vittoria insperata dopo un problema alla catena della propria bicicletta. Pantani risalì in sella superando avversari come paletti piantati nel terreno andando a scrivere una delle pagine più belle della storia del ciclismo. Marco Velo racconta quell’impresa:
“Pantani ebbe un problema meccanico e dovette fermarsi per ripararlo. Lo aspettammo io e il mio amico fraterno Ernico Zaina (altro ciclista bresciano). Nella foga di portarlo a recuperare il tempo perduto tirammo come dei matti. Superavamo gli altri atleti che apparivano fermi: ma erano i primi 20/25 della classifica, non gli ultimi arrivati. In alcune immagini Marco si vede che faceva fatica a stare alla mia ruota…”
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“Ricordo che a fine gara abbiamo avuto anche una discussione con Pantani…ci disse che eravamo andati forte ma che il nostro compito finiva al recupero dell svantaggio, poi toccava a lui fare altri 374 chilometri in salita per arrivare primo all’arrivo…In effetti aveva ragione, tanta era la foga per fargli recuperare il distacco che poteva costare il giro a Marco. In quell’occasione ci siamo davvero superati!”.
“In quel periodo eravamo devoti alla causa, davamo davvero tutto afficnhè Marco potesse trionfare. Su di lui si sono dette tante cose, alcune esatte altre meno. Io ho il ricordo di un grande amico e campione, uno sportivo in grado di infiammare le folle con il suo modo di correre”.
Così la diretta Rai raccontò quell’impresa:
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